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al testo di Gil
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Nel pozzo del mio sfintere il naufragio della sera, attendevo la pioggia cadde a terra una capinera. Non lasciate nel gelo le mie mammelle già fredde. Non al marmo e non alle bocche fui destinato uomo. Non era necessario per voi farmi ridere: un'acquasantiera di sguazzi profani alle mie spalle. Nessuna dolcezza. Un inferno mi raschiava la gola: le urla delle vostre solitudini hanno ancora il sapore dei sassi tra l'erba incolta e l'asfalto. Ma voi non direte mai i nomi dei morti: lo stupro della memoria è senza pietà. |
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